Il 14 maggio si celebra in Italia la festa della mamma. In occasione di questa giornata abbiamo invitato la Dott.ssa Tocco per parlare insieme di maternità e genitorialità oggi.
La Dottoressa Mariella Tocco è Psicologa, Psicoterapeuta dell’età evolutiva, Terapeuta EMDR.
Dottoressa che cos’è la maternità?
La maternità è letteralmente la condizione dell’essere madre che nasce già nel momento in cui si comincia a desiderare un figlio, passa per il periodo dell’attesa, si concretizza nel momento della nascita per i genitori biologici mentre per i genitori adottivi si realizza nel momento dell’abbinamento e dell’arrivo” dei minori; prosegue poi per tutto il periodo di accompagnamento alla crescita di un figlio ed oltre.
La maternità è fatta di aspetti concreti, emozioni, paure, idealizzazioni, momenti belli e meno belli, di fatiche e compromessi, maternità è anche mettersi in discussione e rinunciare a qualcosa, lacrime e gioie e sancisce per donna la nascita del ruolo di madre.
Cosa vuol dire essere mamme oggi?
Oggi essere mamma non è semplice, con tutti i modelli irreali con i quali si è costrette a confrontarsi grazie agli attuali mezzi di comunicazione….pensiamo ad esempio alle varie mamme social che postano foto di famiglie del mulino bianco e dispensano consigli sulla gestione familiare nonostante siano imprenditrici di successo sempre in giro per lavoro, sempre agghindate, impeccabili e super sicure e che hanno la disponibilità economica per far fronte immediatamente ad ogni evenienza.
Essere mamma oggi però è anche avere più possibilità e cultura del confronto e dell’aiuto costruttivo
Quali sono i problemi principali che le mamme che lavorano si trovano ad affrontare con i figli piccoli e grandi?
Credo che i problemi delle mamme che lavorano siano da sempre gli stessi e cioè come organizzare figli e casa gestendo sensi di colpa e inadeguatezza.
L’emergenza covid è passata, ma ci sono delle conseguenze psicologiche per i più giovani?
Sicuramente si, le conseguenze psicologiche generate dall’emergenza covid sono tante e presenti ed è dall’estate del 2021 che sono aumentate le richieste di aiuto.
Come ci dicono anche le statistiche sono aumentati tanto i disturbi d’ansia( sia essa generalizzata, da prestazione o sociale) i disturbi del comportamento alimentare, la problematiche legate all’utilizzo dei dispositivi come cellulari e consolle (basti pensare che prima del covid si lottava per tenere i figli lontani da questi dispositivi poi durante il covid i dispositivi ci hanno permesso di lavorare, fare scuola, avere una vita relazionale-sociale);
Le problematiche scolastiche e sugli apprendimenti perché in questi anni con la scuola a distanza, che è stata sicuramente tanto di supporto, purtroppo però non ha permesso soprattutto in alcune fasce di età, di supportare al meglio i ragazzi nelle modalità di apprendimento e di studio, nello sviluppo di strategie cognitive, nella gestione delle relazioni.
Se pensiamo poi a tutti i ragazzi affetti da disabilità che sono stati spesso impossibilitati nel seguire la dad a causa delle problematiche da cui sono affetti e sempre per l’emergenza COVID hanno dovuto interrompere o comunque modificare il setting delle terapie di riabilitazione che seguivano, possiamo avere una panoramica più ampia dei danni post COVID.
Mi preme sottolineare come, quello che per noi adulti è stato un periodo sospeso nel quale abbiamo potuto fare affidamento su esperienze pregresse di vita che ci hanno comunque potuto supportare nelle nostre personalità strutturate, in età evolutiva andiamo a parlare di esperienza di vita che non si sono potute fare,che si sono dovute vivere a distanza o virtualmente su personalità in formazione e tutto questo ha influenzato sicuramente le personalità dei nostri figli.
Quali consigli si sente di dare per affrontare la quotidianità e i sensi di colpa che inevitabilmente ogni mamma si trova ad affrontare?
Purtroppo non esistono formule magiche da applicare al bisogno, sicuramente ci sono tante mamme che fanno del loro meglio con le risorse e gli strumenti che hanno in quanto oggigiorno è sempre meno facile e lineare crescere un figlio in una società che si basa troppo sull’immagine, sul soddisfacimento immediato del bisogno, sulla precocità esagerata, sull’eccessiva protezione dei figli che devono essere protetti e giustificati anche dalla più semplice frustrazione.
Ripercorrere mentalmente i passi che si sono fatti nel prendere una decisione piuttosto che un’altra, mettersi in discussione per domandarsi in quale altro modo si sarebbe potuto affrontare quella determinata situazione, non avere paura di dare una regola o dire un no, provare ad entrare nel mondo virtuale dei figli e nei loro linguaggi, non avere paura di prendersi del tempo per pensare prima di dare una risposta e fare squadra con il proprio partner mantenendo una linea educativa coerente e provare a trovare una mediazione piuttosto che andare sempre allo scontro con i figli più grandi;
Tutti questi possono essere dei piccoli accorgimenti che possono aiutare nella gestione quotidiana.
Come possiamo renderci conto se in famiglia abbiamo bisogno di un percorso psicologico di aiuto?
Io credo che sia molto sano iniziare a pensare alla figura dello psicologo come uno specialista a cui rivolgersi ogni qualvolta se ne senta il bisogno senza arrivare a fare scoppiare le situazioni;
La salute ed il benessere psicologico andrebbero trattati parimenti al benessere e alla salute fisica. Spesso le richieste arrivano sotto consiglio della scuola che nota disagi emotivi nei minori o difficoltà negli apprendimenti; anche molti pediatri di base fortunatamente si muovo in questa direzione inviando le famiglie a consulenza laddove si rendono conto della necessità di un consulto; e devo dire che sono anche i ragazzi stessi in alcune circostanze che chiedono ai propri genitori di farsi aiutare laddove si rendono conto di vivere un momento difficile a cui spesso non sanno dare un nome e per questo chiedono aiuto e lo trovo davvero saggio ed importante.